A Lercara Friddi, l'economia locale punta molto sul tipico dolce a base di mandorle e cioccolata, esportato sul mercato italiano e la cui ricetta si tramanda di padre in figlio. Le iniziative, le difficoltà e le aspirazioni dei pasticceri lercaresi.
L'ultima confezione è stata sistemata. Prima che si chiuda la portiera del furgoncino, Franco fa l'ennesimo controllo: nessun problema. Il carico di pantofole può finalmente partire. Destinazione: Bolzano. No, non preoccupatevi: dai negozi di scarpe del Trentino-Alto Adige non sono improvvisamente scomparse tutte le babbucce. E tanto meno c'è stata un'epidemia di pigrizia acuta. Le pantofole di cui parliamo, infatti, non si calzano. Si mangiano. Così come scritto nella confezione. C'è anche la ricetta. In dialetto, naturalmente: “Mennuli, cucuzzata, zuccaru e cioccolata di la pantofola formano lu cori, 'nchiusu intra un nidu di pasta travagghiata, rivistuta di zuccaru vilatu, di tutti suddisfa lu palatu”. Meno male che la composizione è scritta anche in Italiano, sennò...
“La pantofola è il nostro cavallo di battaglia”, dice Franco Vento, 41 anni, dal 1990 titolare della “pasticceria Luigi” di Lercara Friddi, “ma al Nord non è molto apprezzata. In altre parti d'Italia le cose vanno un po' meglio: vendiamo i nostri dolci in alcuni negozi di Firenze, Roma e Latina. E abbiamo qualche richiesta anche da Genova, Rimini e Riccione. In Sicilia, e a Palermo in particolare, le cose vanno bene. Anche se gli anni d'oro sono lontani. All'estero, invece, la pantofola non riscuote molto successo. Qualche anno fa abbiamo fatto un tentativo, ma i risultati sono stati inferiori alle aspettative. Così abbiamo preferito puntare sul mercato nazionale”.
La “Pasticceria Luigi” è la più antica e famosa pasticceria del paese: fondata oltre sessant'anni fa dalla famiglia Milazzo, scomparso già da qualche anno, ha insegnato il mestiere a quasi tutti i maestri pasticcieri di Lercara e dintorni. Vincenzo Seminerio, 49 anni, titolare della “Pasticceria Lo Buglio”, è uno di loro: “Ho iniziato come banconista”, dice con un pizzico di nostalgia, “e poi sono passato in laboratorio. In pasticceria veniva un sacco di gente, anche famosa. Il signor Milazzo ci sapeva fare. Trent'anni fa sono andato a lavorare con Giuseppe Lo Buglio che aveva appena aperto la sua pasticcera. Negli anni sessanta e settanta si lavorava molto di più: non c'era ancora la scorrimento veloce e i pullman diretti ad Agrigento erano costretti ad attraversare il paese”.
Anche Vincenzo Sciortino, 54 anni, proprietario della "Pasticceria Gino" ed ex dipendente di Luigi Milazzo, pensa con nostalgia al passato: “Quando lavoravo per il signor Milazzo c'erano ancora le miniere, stavamo tutti meglio. Ho aperto la mia pasticceria nel 1981 e ho sempre lavorato tanto. È vero: in questi ultimi anni c'è stata una leggera flessione, ma i nostri dolci piacciono ancora molto. Non solo a Lercara. Riforniamo, infatti, alcuni ristoranti della zona e qualche supermercato di Palermo”. La realizzazione della scorrimento veloce e la chiusura delle miniere di zolfo, avvenuta nel 1969, hanno profondamente modificato l'economia del paese e la vita dei suoi abitanti. “Lercara era uno dei centri minerari più importanti dell' isola”, ci spiega Maurizio Garofalo, 30 anni, titolare insieme al fratello Salvatore della "Pasticceria Oriens", “e tutto ruotava attorno alle zolfare.
Dopo il '69, il paese ha iniziato a svuotarsi. Negli anni d'oro contava circa ventimila abitanti, adesso siamo poco meno di quattromila. Sono rimasti soltanto studenti e pensionati. I giovani sono partiti quasi tutti. Se negli anni settanta si cercava fortuna soprattutto in Belgio e in Olanda, adesso ci si trasferisce nel nord Italia. La maggior parte degli emigrati lercaresi lavora infatti nelle imprese di costruzioni di Genova, Bologna, Reggio Emilia”.
Nonostante il periodo di crisi, i fratelli Garofalo pensano di aumentare la produzione e di vendere dolci anche all'estero. “Stiamo cercando di ottenere un lotto di terreno nella zona industriale per costruire un grande laboratorio”, dice Maurizio, “ma non sarà facile. Vogliamo vendere le pantofole e gli altri dolcetti di mandorla in Belgio e in Olanda. Per la distribuzione siamo a posto: alcuni amici di Lercara, che si sono trasferiti lì qualche anno fa, lavorano in quel settore. Prima, però, dobbiamo risolvere il problema della manodopera. In paese non vuole lavorare più nessuno. Ecco perchè siamo costretti a rivolgerci all'estero”.
A Lercara c'è anche chi pensa in grande. E' il caso di Nino Barbuscia, 27 anni, titolare del “Biscottificio Antonino Barbuscia”, stabilimento a Lercara e base logistica a Liegi, in Belgio. Due anni fa decise di vendere le pantofole all'estero, ma i risultati furono modesti. Allora riprovò con i cantuccini. E i fatti finora gli hanno dato ragione. Almeno così sembra. “I nostri cantuccini somigliano a quelli toscani”, tiene a precisare, “ma sono preparati con ingredienti siciliani di primissima qualità. Hanno tutto un altro sapore. Si possono trovare in Belgio, Olanda, Germania, Francia, Lussemburgo e Gran Bretagna. In futuro speriamo di arrivare anche in Svezia, Norvegia, Russia, Stati Uniti e Canada”. Il biscottificio, un piccolo stabilimento alla periferia del paese, produce 500-600 chilogrammi di biscotti al giorno e dà lavoro a quattro persone.
E infine c'è chi, come Roberto Pillitteri, 36 anni, proprietario dell'omonima pasticceria, è contento di essersi messo in proprio dopo quindici anni di lavoro dipendente. “Ho aperto la mia pasticceria nel 1999”, dice con orgoglio, “realizzando un sogno che cullavo da molto tempo. Ho lavorato per tanti anni nella “Pasticceria Lo Buglio”. Tutto quello che so lo devo al signor Giuseppe, il mio secondo padre. Poi l'esigenza di lavorare per conto mio si è fatta sentire e così ho deciso di fare il grande passo”.
La V edizione della "Sagra della Pantofola” che si è svolta a Lercara il 14 settembre dello scorso anno è stata promossa dalla Provincia di Palermo attraverso i contributi degli assessorati alle Attività produttive e Turismo. In quella occasione la manifestazione ha coinvolto tutti i panifici locali, i produttori di liquori artigianali, le pasticcerie, le cantine sociali con l'esposizione di numerosi stand per la degustazione del dolce.
Si sono svolti pure un convegno dove, tra l'altro, sono state illustrate le fasi della produzione della “pantofola" coni vari tipi di mandorle impiegate e uno spettacolo folkloristico offerto dalla Provincia. "Abbiamo voluto continuare” - sottolinea l'assessore provinciale alle Attività produttive Nicola Vernuccio - “il percorso di valorizzazione della creatività dei nostri maestri artigiani impegnati nei mestieri tradizionali come appunto la produzione della "Pantofola" che può trovare preziosi sbocchi commerciali nei mercati nazionali”
Sergio Corona
_____________________________________ Articolo tratto dalla rubrìca “I nostri imprenditori” del mensile della Provincia di Palermo e già pubblicato nel giornaletto di Lercara "numero unico dicembre 2010".