Marocco: viaggio attraverso i colori e i sapori di Marrakesc, terrazza dell'Atlante
di
Arianna Bureca- foto di Luca La Gamma
- by www.frontierenews.it -
Colorata. E viva. Se venisse chiesto di descrivere Marrakech questi
probabilmente sarebbero i primi due aggettivi che verrebbero in mente,
subito seguiti da ‘povera’ e ‘ricca’. Attributi contraddittori, come
l’essenza della città. Quando parliamo di questo posto, infatti,
parliamo di un luogo che va contro tempo e diventa multiculturale suo
malgrado. Parliamo di una realtà che non fa caso al passare del tempo
perché vive di cose semplici, facilmente reperibili e riproducibili.
Vive di stoffe, spezie, perle, pelli e polli. Vive di whisky berbero e
soprannomi, di musiche dalle cadenze vagamente ripetitive e colori.
Tanti colori. Sono tinte vive, accese, piene, come la gente che abita
le vie di questo mondo che sembra non sia consapevole dell’esistenza di
un universo al di fuori delle sue mura, un universo che sta facendo il
suo corso anche senza di lei.
Passato e presente diventano tra questi vicoli due termini svuotati di
significato. Si incontrano, scontrano, mischiano per poi decidere di
convivere, in serenità. Vecchi incantatori di serpenti ammaliano il
giovane turista che con il suo iPhone 5 cerca una connessione Wifi (che
mai troverà) per mostrare al mondo che ciò che sta vivendo è vero, e
che non si trova nel cartone di Aladdin nonostante la scimmia che gli
tocca la spalla in piazza sia reale, come anche l’odore dimostra.
Un calderone di destini, mestieri, credenze e speranze. Ecco cos’è
questo luogo: un insieme di culture mescolate e accenti
vagamente riconoscibili che convivono senza perdere le proprie
peculiarità. Passato e presente, spesso senza futuro. Ma nessuno ci fa
caso perché, contro ogni possibile immaginazione, la vita qui scorre
veloce ed ha scadenze e ritmi veloci da rispettare. Sono ritmi rapidi,
a volte stonati che seguono regole senza sapere che regole siano. Sono
ritmi che sembrano andare controtempo con la realtà del luogo ma che in
realtà si accordano perfettamente con le usanze della città. Sono
dettati dagli artigiani nelle botteghe la mattina, dai carretti su due
ruote trainati da asini, dai motorini con abitanti senza casco che non
si sa dove corrano, dai venditori di lumache a pranzo, dalle infinite
trattative nei souk, dal tentato baratto della vostra occidentale
compagna con dei cammelli, dalle cartomanti al calar del sole e dai
musicanti in piazza nel dopocena. Ma soprattutto, sono dettati dalla
piazza principale: Djeema el Fna.