La vigilia o la
sera del dì di
festa, la gente, dopo la processione, da tutte le parti del paese,
attraverso le bianche vele di la fera, mostranti
ogni ben di Dio, alla luce delle lampare, affluiva in Piazza Santa
Rosalia per il cinema all'aperto.
La
ditta Florìa, che portava in giro i suoi impianti su una specie di
camion, da dove faceva partire i suoi fasci di luce che si
trasformavano in persone e oggetti su un lenzuolo da letto a due
piazze, ben tirato ai quattro capi da altrettante funi, legate a due
travi, piantate a terra per l'occorrenza, dopo avere, molto
cavallerescamente, ringraziato il comitato dei festeggiamenti e le
autorità cittadine, che ci tenevano, dava inizio alla proiezione.
Piazza Santa Rosalia veniva oscurata da un impiegato della luce, li
firanti
venivano invitati a spegnere la loro, e l'atteso sortilegio,
finalmente, si compiva.
Un mare di gente, seduta per aver portato le sedie da casa; in piedi,
di quella che non badava a sacrifici per amore dello spettacolo, magari
con un bimbo in grembo e l'altro in collo; accovacciati sui muri i più
giovani e intraprendenti; su rialzi, intelligentemente rimediati, i più
industriosi; ai balconi, padroni di casa, parenti e amici, oggetto
d'invidia malcelata.
Si facevano le ore piccole, seguendo le vicende commoventi, inquietanti
o truci, secondo il genere del film.
Ce
n'erano di strappa lacrime e svenevoli, che trasformavano la piazza in
luogo di sospiri e. pianti e, solo eccezionalmente, di svenimenti, ma
più per la stanchezza dello stare in piedi o per lo stato interessante
che per altro: «Mamma, mormora la bambina, tu compri solo
profumi per te!...»
Ce
n'erano con Giacomo Rondinella, protagonista-cantante, che induceva la
gente ad esclamazioni corali di sorpresa o di rammarico.
La si sentiva trattenere il respiro, deglutire l'acquolina, sussultare,
sorridere, fremere, sempre all'unisono e secondo la circostanza.
Talora
léggere, come in un coro di tragedia greca, una didascalia con la quale
il cronista saldava un episodio all'altro molto distanti tra loro:
«Venti anni dopo, quando tutto sembrava essere caduto
nell'oblio, e
qualcuno tra i più facinorosi aveva tirato le cuoia, un forestiero
giunse nel paese, e nessuno sapeva donde venisse e che cosa fosse
venuto a fare..., né osava di chiederglielo, a Livisillintocchi ... ».
Ricordo
che, cugini e fratelli, ci portavamo sedie e coperte da casa, messi
sull'avviso dalla nonna che, calando il sereno, avremmo sentito freddo,
nella notte, specialmente dopo il primo sonno... E noi, seduti l'uno
accanto all'altro sulle sedie allineate, con le nude gambe coperte
dalle mante, cominciavamo a fare testamento già
prima della fine del primo tempo e...: «Arrivederci, bella
forestiera, rondinella venuta stasera...»,
finivamo l'uno sull'altro, sopraffatti dal sonno profondo degli
innocenti, ed era come se si levitasse e si cominciasse a galleggiare
su un mare di gente, immagini e suoni.
Ci svegliavamo quando si
riaccendevano le luci della piazza e la gente cominciava a sgombrare, e
ci coglieva di sorpresa e quasi ci dispiaceva il saluto compitato e
altisonante dei cinemtografari vicaresi: ”La ditta Florìa
ringrazia
il Comitato, il Sindaco, l'Amministrazione, le Autorità civili e
religiose e si augura di ritornare ad Alia presto. Arrivederci e Buona
notte!”...
Ma quale buona notte?!... se, dopo alquante sequenze, film interi e
spezzoni di film, erano già le prime luci dell’alba successiva alla
sera del dì di festa, che per essere non di molto posterire al
solstizio d’estate, era ancora mattiniera, come, del resto, gli
abitanti del paese.
Didacus
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pubblicato nel Periodico parrocchiale di Alia "LA VOCE", nr.
nov-dic/94, pag.3