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Ambito di Ricerca:Aspetti sociali, in genere
   
MEMORIE ALIESI IN PROSA_7
 
”A lu Zarbu” col turbante
”A lu Zarbu” col turbante

Se si va a consumare “zabbina" a “Lu Zarbu", a stomaco vuoto e, in testa, non necessariamente, il turbante, ma, almeno, un'infarinatura di cose arabe, sentiamo subito che c'è nell'aria ancor prima che nelle parole e negli atti dei personaggi di la “mànnira" , qualcosa dell' incanto degli ancestrali “cunti di la nanna". Entri ”na lu pagghiàru, cu tettu a la saracina" attraverso una porticina che interrompe la solidità di ”lu cassu, tuttu petra e taju" , arenaria dura del Miocene, e, vedendo ”lu cràtulu", patruni e sociu di mannara"muovere lentamente ”lu zubbu", attento a non fare attaccare la ”lacciata a lu funnu di la quaràra di ramu stagnatu", non gli dirai, subito, quel che sai, e cioè, che, nella lingua araba, ha lo stesso nome un arnese ad esso somigliante, ma di ben diversa funzione..

Lu ”cràtulu", pur non perdendo di vista ”quaràra e furnàca", si permette qualche ”smàfara" per manifestare l'alto gradimento del visitatore, per quanto non invitato, ed essendo, ormai, prossimo il momento che precede l'affioramento della bianca creatura, che seduce l'anima, ancor prima dei sensi, lascia ”lu zubbu pi' la cazza", pòrta dall'attempata sposa, bella come una cassata. Il crinale tra bollitura e non bollitura è sottile, ma esiste, deve esistere...

Ed ecco che la ricotta comincia ad affiorare come neve che venga dal basso, in un mondo al contrario, o, se si vuole, come Venere, partorita dalla spuma del mare. E una cazzàta a me, una a te, sino all'esaurimento, la ricotta viene assegnata, con rigoroso criterio, nella quantità e nell' ordine, a recipienti in carne ed ossa e di giunco.

Prima di abbassare la saracinesca su questo piccolo bazar di tre o quattro ”lemmi" , di sicura o sospetta radice araba, checché ne pensi Silvio, mi scappa detto: ”Non la Coop, ma gli Arabi, sei tu!...". Sono sicuro, però, che anche il nostro premier annuirebbe, contento, se gli capitasse, di leggere queste righe, anche se considererà segno di progresso, la sostituzione di ”fasceddi di juncu", cilindrici, di varia misura ”vacilieddi di ramu e mazzi di liama, sischi, tini e siscuna di castagnu", tronco-conici, risultato della giustapposizione di ”duvi", tenuti da ”circhi", con i tanti, di varia foggia, colore e grandezza, comodi, contenitori di plastica.

Se al Premier saltasse in mente, poi, di interdire l'uso di ”li quarari di ramu stagnatu, nna li nuostri casi e nna li nuostri pagghiara" che ci consente di vivere ancora nel Miceneo, imponendo le pentole di alluminio, zitterebbe per sempre il grido, duro a morire: ”Cu àvi quaràri di stagnari?! . di lu quararàru", che, come il rosso di sera e di mattina o il colore della luna, aiuta la gente a capire che tempo farà.


Didacus
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pubblicato nel Periodico parrocchiale di Alia “LA VOCE” nr.3/02, pag.3



 
     
Edizione RodAlia - 21/02/2014
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