Confortati dal grande esempio di Federico di Svevia e di Federigo degli
Alberighi, allevavamo ogni specie di volatili nelle lunghe vacanze
estive degli anni cinquanta: cornacchie, carnivore gią in culla,
calandroni, ingozzati cu' ciciri caliati e masticati, e cardiddi
austini , cresciuti con un saporito pasticcio di mandorle secche
sbucciate e crosta di pane, masticate. con l'aggiunta di un po' di
tuorlo d'uovo sodo, nel critico periodo della muta, riempiendo, senza
saziare, quelle piccole, voraci, boccucce, con palettine, all'uopo,
foggiate.
I grandi maestri del Rabat erano lu
zi' Tanu e lu zi ' Vicinzinu Concialdi e nostra nonna
stessa, concordi nella tesi della superiore qualitą di una nidiata di
cardellini agostini, di sicuro avvenire canoro, dal primo nato al
cacaniro.
In tempi pił recenti, ma, pur sempre lontani, ci avrebbe pensato mio
figlioccio a farmi adottare una covata di cardellini agostini,
prelevati da un sałco di lu Cravaniu dopo aver fatto fesso il suo socio
in uccellagione. Mirabile nidiata di ben 5 cardellini tutti maschi, e
passati tutti brillantemente attraverso il delicato passo della muta,
grazie al succitato pasto, che, assegnati a 5 padroni diversi, per un
decennio e oltre, resero grazie a Dio e alla Madonna, con il loro
canto, per averli fatti crescere in cattivitą, diversamente dagli
Ebrei, refrattari a Nabucodonosor nell'esilio babilonese. Alle.. fronde
dei salici appendemmo la lira... (Salmo 136), da cui S. Quasimodo: Come
potevamo cantare con il piede straniero sopra il cuore...?
In tempi pił lontani rispetto agli anni cinquanta, Patri Petta saliva,
bel bello, da Quattru porti alla Matrice, per andare a dir messa,
dimenticando ni la puttrina un nido di cardellini agostini, i quali con
un ulteriore carico di amitto, camice e pianeta, furono portati, dal
prelato, all'altare, e tutte le volte che Patri Petta si battģa lu piettu,
dal mea culpa al Domine, non sum dignus, i cardellini,
sentendosi cosģ amorosamente solleticati e annacati, ritenendo
trattarsi di parente stretto, rispondevano: Zi' Petta!..., Zi' Petta!.
... E fu una fortuna per quei nipotini finire in pectore a Patri Petta!....
In un fiat trascorreva l'agosto, tra poppate, letture, scampagnate e la
miriade di stellari a sera, con la pretenziosa sequenza, di un
classismo piccolo-borghese: Preservare e conservare ogni ceto
regolare..., la macchinosa Offerta e la dolcezza amara della Salve
Regina . E quannu austu
stracuddava, ni pigghiava lu friddu, sentendo
l'approssimarsi dell'autunno e, con esso, della scuola, e si cominciava
a chiedere agli anziani si li matinati di Santa Muonica erano state
asciutte o bagnate, nella speranza che ci sarebbe stato, almeno, un
inverno mite, e quali mosse aveva fatto il cane dalla coda foriera di
buon tiempu e malu tiempu, come il ringhioso Minosse, nell'Inferno
dantesco, giudica e
manda secondo c'avvinghia...
E intanto, nonostante gli sbalzi di umore, l'estate durava, e noi,
sdraiati supini su un'aia ormai stantģa, interrogavamo le lune di
agosto e di settembre, dai faccioni rassicuranti e ammiccanti, il cui
lume, per quanto bianco e diffuso, non riusciva a cancellare il bianco
lattiginoso dell'immensa Scala di
San Japicu, che conduce in Paradiso, e il disegno di Lu
triali, posto lą come un teorema che non si sa dimostrare; e ci
intratteneva, estatici e trasognati, la lunga e interminata trama di l'ariddi di San Giuvanni,
iniziata nelle notti di giugno, e, a mezzo settembre, ancora,
incompiuta.
Didacus
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pubblicato nel Periodico parrocchiale di Alia "LA VOCE" nr.3/98, pag.3