Tosse? Raffreddore? Stitichezza?
Niente paura: "Amunì 'nna lu
spiziali". E non
crediate che fosse un semplice farmacista;nell'
accezione odierna del termine, egli era infatti, un medico, un
consulente, un mediatore di pace, il super partes prescelto per
risolvere conflitti di qualsivoglia genere. "Lu spiziali" era una sorta di
alchimista in grado di mischiare qualche grammo di un'erba con qualche
grammo di un'altra e creare una composizione equivalente alle nostre
pillole. E la fiducia della gente
in lui era totale, e lui, totalmente scevro di responsabilità, per
quanto riguardava il decorso della malattia "cu murìa, murìa a cuntu
d'iddu". Le erbe mediche venivano "pistati nna' lu murtaru di petra o
di lignu", dopo essere state accuratamente pesate in una bilancina atta
a misurare i milligrammi attraverso pesetti sottilissimi, detti
"lannuzzi". Quando la medicina era pronta,
veniva distribuita in una serie di bustine di carta, ognuna delle quali
equivaleva ad una dose. Insieme alla bustina, al cliente, veniva
fornita anche l'ostia che, dopo essere
stata bagnata, avrebbe ricoperto le erbe mediche per favorirne la
deglutizione per evitare eventuali cattivi sapori; l'ostia insomma era
una sorta di capsula rudimentale. Se la medicina da vendere era
liquida, come nel caso di uno sciroppo, le persone andavano da "lu
spiziali" già fornite di un bicchiere che sarebbe stato riempito e,
quindi, sigillato ermeticamente
con la carta oleata! Si dice; inoltre, che qualche "spiziali" usasse
leccare il bordo superiore delle bottiglie di sciroppo dopo averlo
versato: una sterilizzazione come un'altra! La farmacia era divisa in due
stanze; in una dove si ricevevano i clienti e nel retrobottega dove si
preparavano le medicine. Nella stanza anteriore, oltre al tipico
"bancuni c'erano scaffali chini o di burnii è di buttigghi,:ognuna cù
la so etichetta. C'era lu purganti, ca era ogghiu di ricinu, lu chininu
pi la malaria pirniciusa, lu sciroppu pi la tussi" e così via, "lu
spiziali vinnìa 'nzocchi avìa nni la burnia" . Preparava le medicine
.sotto ricetta del medico, che gli dava le informazioni precise su
quali erbe usare e in che quantità - anche se, talvolta, "lu spiziali"
fungeva da medico e quindi visitava e prescriveva le medicine che
riteneva più idonee . Ad Alia due furono gli "spiziali
" più famosi: i dottori Andrea
Cardinale e Giuseppe Giallombardo, due galantuomini entrambi, ma con
delle peculiarità alquanto differenti. Don Andrea era alto, slanciato,
aveva studiato giurisprudenza per qualche anno, prima di dedicarsi
totalmente alla medicina, e in ragione di questo suo passato di
avvocato, veniva consultato per risolvere piccoli problemi di origine
legale - problemi di "limmitu" , di furti di animali... Nella sua
farmacia si riuniva la classe intellettuale del paese - avvocati,
sindaco; professori..- ; lì si discuteva molto e si prendevano anche
importanti decisioni come, per esempio, la pena da assegnare ad
eventuali carcerati. Il signor Giallombardo, invece,
era un pò grassottello e, cosa più importante, era segretario politico
del fascio, perciò spesso "facìa
comizi": una possibile variante alla monotonia della vita di un
farmacista. "Lu spiziali" , avrete capito,
era un uomo d'alto rango, era infatti uno dei notabili scelti dalla
famiglia dello sposo "pi 'gghiri pi matrimoniu", perché, per ovvi
motivi, non gli si sarebbe. potuto rispondere di no. La gente non lo
avrebbe mai voluto contro. Infatti. i primi soldi che si
mettevano da. parte per pagare a fine anno i conti lasciati in sospeso
con i vari "putiari", erano proprio quelli destinati a "lu spiziali"
perché degli altri, bene o male, si poteva fare a meno, ma con il
farmacista si metteva in gioco la propria vita.
Laura Seragusa ___________________________
pubblicato nel Periodico parrocchiale "LA
VOCE" nr.1/99, pag. 4