A
cinquant'anni dall'elevazione
a Santuario della nostra chiesa Madre e la contemporanea pubblicazione
di un numero speciale del nostro periodico, penso sia doveroso
ricordare in queste pagine la figura di un sacrista d'eccezione che ha
operato nella nostra parrocchia. Il mio pensiero va
a Domenico
Scaccia, da tutti chiamato lu 'zzi Minicu saristanu.
Nacque ad Alia il
18 Luglio 1893, sposato con Giuseppa Cortese da cui
ebbe quattro figli, di cui tre femmine e un maschio. Fin da
giovanissima età fece il sacrista insieme al padre, Antonino, dapprima
nella chiesa di San Giuseppe, successivamente alla Matrice dove lavorò
per circa 50 anni.
Quali erano le sue
mansioni?
Non tutti le conoscono, anche perchè da diversi anni la nostra chiesa è
priva di questa figura, I suoi compiti riguardavano la pulizia e il
decoro, la sorveglianza della chiesa sia di giorno che di notte. Era
presente alle cerimonie liturgiche più importanti, indossando veste
talare e cotta, collaborando con il sacerdote durante tutte le funzioni
liturgiche. Era incaricato anche del suono delle campane e della carica
dell'orologio.
Più volte,
quand'ero ragazzo,
andavo con lui sul campanile per gustarmi in diretta il suono delle
campane e per ricaricare l'antico orologio con la manovella.
Ogni notte dormiva
in chiesa
nel suo alloggio ricavato in uno sgabuzzino dietro il fonte
battesimale, entrando in chiesa a destra. Qui aveva sistemato un
lettino con accanto il suo inseparabile fucile o fucuni - come lui era
solito chiamarlo - per proteggere la Chiesa da male intenzionati. Nel
suo giaciglio trascorreva le notti fino alle 4 del mattino, quando,
dopo aver suonato 'u patri nostru, raggiungeva la propria casa.
Aveva un aspetto
severo, ma era
solito ridere sotto i baffi. Un uomo dall'animo buono. Era lo
spauracchio per i chierichetti e i ragazzi di Azione cattolica: se
qualcuno si comportava male in chiesa durante le funzioni o il
catechismo, subito si sentiva la frase: guarda ca chiamu lu 'zzi
Minicu! Bastava ciò perchè tornasse tutto alla normalità .
Collaborò con
diversi parroci:
da monsignor Chimenti al parroco Abate, da padre Botindari all'attuale
parroco Disclafani. Svolgeva il suo ruolo con particolare dedizione.
Era il braccio destro del clero. Suggestiva ad opera sua la "calata"
della grande tenda la notte del sabato santo, allorquando, su una sedia
normalmente traballante, tirava giù la corda che teneva l'enorme telo,
dietro il quale appariva la statua del Cristo Risorto, posta in alto al
centro dell'altare maggiore. La scena, che provocava tanta emozione tra
i fedeli, lo rendeva protagonista principale della notte di Pasqua.
Finita la guerra,
nel rispetto
della tradizione familiare, il figlio Nino, reduce dal fronte, diventò
un diretto collaboratore del padre per, successivamente, sostituirlo.
Lu zzi Minicu Scaccia moriva il 26 maggio 1965.
Rino
Concialdi ___________________________ pubblicato nel
Periodico
parrocchiale di Alia "LA VOCE"
nr.2/2007, pag.24