Ambito di Ricerca:Le festività e le tradizioni religiose
UN NATALE DI ALTRI TEMPI
Un Natale di altri tempi
Un Natale
di altri tempi nel ricordo di Vincenzo, vecchio emigrato.
[..]
da una settimana il paese era sotto una pesante coltre di neve; non si
era mai vista una nevicata così abbondante. Noi ragazzi eravamo
felicissimi di questo aspetto suggestivo della natura: il Natale era
vicino e, come si sa, Natale senza neve non sembra Natale. Meno
contento era mio padre costretto a scaricare il tetto dalla neve, a
fare la “stadda a la mula" e andare a cercare legna
per la “furnacella"; ma poi, quando eravamo tutti a
casa attorno a "la brascera" ad ascoltare i
racconti del nonno, allora dimenticava la stanchezza ed era felice;
sono stati momenti indimenticabili.
Le
strade del paese erano state parzialmente ripulite; anche da noi che
abitavamo in periferia, circondati da prati ed alberi. Pur conservando
quasi intatto il suo aspetto, il candido tappeto aveva perso la sua
immacolata perfezione. Nel pomeriggio del giorno 24, aveva ricominciato
a cadere la neve, fitta, a fiocchi larghi, ed aveva continuato così
tutta la notte; sembrava che Gesù avesse voluto, intorno a lui, nel
momento della sua nascita, il candore più puro.
La neve aveva
ricoperto le strade e incappucciato gli alberi, dando loro
fantasmagorici aspetti natalizi; purtroppo qualcuno non aveva retto al
peso e pendeva da un lato malinconico. Dalla finestra della stanza nel
buio della notte, resa come luminosa dal chiarore della nevicata, si
seguiva lo sfarfallìo della neve, in attesa di andare alla messa di
mezzanotte.
In casa c'era stata la cena non molto diversa da quella delle sere
precedenti: pasta preparata a casa, “pani duru, puru di casa,
cu muluni biancu”, raccolto a fine estate e conservato per
l'inverno, “ficu” essiccati al sole e ”cosi
duci priparati di me nonna”. Eravamo tutti contenti e felici.
La campana ”di la Matrici”,
con suono ovattato e diverso dal solito, chiamò i fedeli, ma purtroppo,
quando cercammo di uscire, non fu possibile superare lo spesso tappeto
che copriva la nostra strada. Noi ragazzi avremmo voluto superare
l'ostacolo per goderci la passeggiata notturna in mezzo alla neve, ma i
grandi non se la sentirono di rompere l'assedio; così rivolgemmo un
pensiero a Gesù Bambino e ci coricammo.
La mattina di Natale, al
risveglio, sentimmo un silenzio speciale, rotto solo dal rumore delle
pale di qualche vicino, che cercava di farsi la strada per uscire.
Spalancammo la finestra; qualche raro fiocco stava ancora cadendo. Era
così bello il mondo intorno! Sembrava davvero che tutto si fosse
fermato, incantato dal miracolo avvenuto nella notte Santa.
Il
tepore della nostra casa, i visi lieti di tutti i familiari, il
chiarore niveo che, entrando dalla finestra, rendeva le cose più
nitide, tutto contribuiva a dare un'atmosfera diversa a noi ed alla
giornata appena iniziata. Uscimmo per la messa; la cosa mi fece molto
effetto.
Anche i miei genitori erano commossi; tutto era così tranquillo, e
tutto si svolgeva con la semplicità di quel Natale sotto la neve.
Lo Sparviero
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pubblicato
nel periodico parrocchiale "LA VOCE" di Alia nr. 4/98