Pasta fritta, memoria intensa ed emozionale! Fatta di colore, odore, sapore!
Come tanti altri cibi, ha la capacità magica di portarci indietro nel tempo collegandoci con la mente a momenti, a persone, a scene vissute nell’infanzia.
In passato, era un primo piatto che la massaia aliese proponeva con l’intento di riutilizzare gli spaghetti e “li cavatuna” al sugo di pomodoro rimasti il giorno precedente. Sprecare era inconcepibile!
Dai più facoltosi ai più indigenti, per ragioni etiche ed economiche, era prassi comune il recupero degli avanzi nell’elaborazione di altre pietanze. La pasta del giorno prima in eccedenza veniva rimestata accuratamente con l’aggiunta di formaggio grattugiato o di mollica di pane, si versava in padella, si schiacciava bene con una paletta e si faceva soffriggere in un filo d’olio fino a quando non si fosse formata una crosticina. Si rivoltava con l’aiuto di un piatto e si faceva dorare dall’altra parte. Si otteneva, con questo procedimento, una frittata composta e croccante, che si poteva dividere a spicchi e mangiare disinvoltamente con le mani come facevamo noi bambini di allora. Sana e antica economia domestica giunta fino a noi dalla saggezza popolare e dalle consuetudini dei nostri avi.
Oggi, il riutilizzo del cibo in esubero è quasi una forma di arte culinaria che dà spazio all’inventiva e alla creazione di piatti sfiziosi, a svantaggio, spesso, della salute. La nostra pietanza, infatti, semplice al suo ”debutto” in cucina, col passare degli anni, ha subito modifiche arricchendosi di molti altri ingredienti come pancetta, burro, uovo, formaggio etc.. che l’hanno trasformata in una ghiottoneria, sovraccaricando, però, di lavoro il nostro fegato.
Sarebbe opportuno abbandonare stili alimentari scorretti e vagheggiare la ”parsimonia veterum” a beneficio del nostro organismo. Bando alle mode che offuscano le nostre tradizioni, alle varianti odierne del nostro piatto!
Gustiamoci la pasta fritta originale, col suo sapore quasi dimenticato e, ritornando per un po' fanciulli spensierati, come eravamo allora, dilettiamoci a farla scricchiolare tra i denti per evocare col suo gusto e col suo rumore tempi remoti che non sempre si sanno raccontare...
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dalla rubrìca “Antica cucina aliese” di Lena Cook in “La Voce” nr. 2 /2017