ESPRESSIONI DIALETTALI ALIESI-3 (LA FUITINA)- Testo e Audio
Voci narranti di
Enzo Granata e Rita Vicari
Introduzione al brano
"L'ombra del ricordo" e' una raccolta di storie popolari del passato aliese, intessute di un alone di mistero e di false credenze che le persone anziane, nelle riunioni estemporanee di vicinato, soprattutto d'estate, amavano raccontare a se stesse e ai ragazzi curiosi che lì capitavano.
L'impatto emotivo della straordinarietà degli argomenti e delle vicende narrate era, per qualche ragazzo più spregiudicato, motivo di protagonismo nei confronti dei compagni: con un un pizzico di fantasia in più, c'era di che strabiliare e terrorizzare o semplicemente di tenere avvinti alla conclusione…i propri compagni.
In un periodo in cui si leggeva pochissimo o non si leggeva affato, questa letteratura orale si tingeva di giallo e anticipava il successo dei moderni libri gialli. Per non non dire della morbosa "mostruosità” di eroi che in filmati, riviste e giocattoli, oggi, vengono destinati ai bambini, e da loro tanto amati.
Ma non tutte le storie raccolte dalla Vicari sono misteriose ed aleggianti di spiritismo, ce ne sono di spassose come questa che ritrae un fatto di costume della condizione sociale della gioventù di allora: devota ed ubbidiente in genere, ma trasgressiva e decisa in momenti fatali….pur di convolare a giuste nozze.
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Tratto da"L'OMBRA DEL RICORDO"
diRITA VICARI
"…E chi vaiu a cuntari! nenti nni sacciu ia.
Iniziava sempre così, Annina, tutte le sere, e poi invece continuava con una sfilza di novità, di sciarriatini o fujtine, insomma di quello che le avevano raccontato gli altri.
Mischina Rusulia, u curaggiu di turnari dintra nun l'appi!
Così Annina riportò alle donne, che pendevano dalle sue labbra, che la povera Rosalia, la quale il giorno prima si era recata a riempire l'acqua, era stata costretta a fujrisinni. Costretta? E perché mai? Esclamarono in coro le donne. Eh, costretta, si, costretta per amore o per forza.
La povera Rosalia era "colpevole" di essersi intrattenuta a scambiare due parole con il figlio du zu Pippinu, che da tempo la corteggiava, già una o due serenate le aveva fatto, ma il padre di lei non ne voleva sapere! Figlio di povera gente era! Non era cosa per lei.
E Rosalia, per il giovane teneva la simpatia, ricambiava i suoi sguardi, sbirciava da dietro le ante della finestra durante le serenate, insomma u picciotto ci piacia a idda! Ma suo padre non ne voleva sapere.
Quella mattina Rosalia rientrando a casa, dopo aver riempito la nzira a lu cannuolu, fu preceduta dalla sorella Vincenzina, la quale tutta tremante le disse: Rusulia, si consumata la suoru, a lu papà ci dissiru ca tu cu Saru parrasti e cu iddu tinni isti!
Rosalia tremò di paura, cosa aveva fatto di male? Solo il saluto e qualche convenevole aveva scambiato con Saro, ma suo padre mai le avrebbe creduto. Magari suo padre già fujuta la cridia! Se fosse rientrata a casa, per lei sarebbero state legnate e punizioni.
E allora che fare? Immobile Rosalia guardava sua sorella, sua sorella tremava più di lei, ca puru pi tia ci nnè le aveva detto suo padre. E allora? Rosalia le porge la brocca, si aggiusta i capelli raccogliendoli dietro la nuca con un fermaglio, si aggiusta u falaru , si asciuga le lacrime con un fazzoletto di cotone ricamato che tiene nella tasca della gonna, si inumidisce le labbra e dice: fujuta iddu dici ca sugnu? e ja fujuta arriestu! Gira e se ne va lasciando la sorella allibita .
Ma chi fici sta fimmina? Annina scuotendo la testa dice: nca chistu idda nun l'avia a fari, picchì ora so patri nun la volo vidiri cchiù. Rosalia, forse perché impaurita, forse perché sfrutta l'equivoco a suo vantaggio, Rosalia torna indietro alla fontanella dove c'è ancora Saro che da lontano la guarda, lo raggiunge e gli dice: fujuti siemu già pi la genti, e allura li fujuti faciemu! E con Saro a casa di lui se ne va.
Lo stupore della gente fu enorme, che coraggio! La famiglia di Saro a braccia aperte la accolse, ma che dire della famiglia di Rosalia? Cancellata per sempre, disse suo padre, idda morta è pi mia.