Ambito di Ricerca:Le festività e le tradizioni religiose
A TERMINI IMERESE, c'era una volta "'U FISTINU " (di Nando Cimino)
Ancora fin verso la fine degli anni sessanta del novecento, la festa patronale di Termini Imerese era tra le più importanti della intera provincia e richiamava in città tantissimi visitatori. U fistinu, così lo chiamavamo, durava in genere quattro giorni, di cui due a Termini bassa e due in quella alta; ed era un evento per assistere al quale rientravano in città pure tanti emigranti.
La marina si animava grazie alla presenza di giostre e di bancarelle che vendevano biscotti, giocattoli, torrone, calia e simenza; ed arrivavano pure i venditori di “pani ca meusa” e di “vasteddi cauri”. Il momento più atteso era quello della corsa delle barche durante la quale i pescatori si contendevano un ambito trofeo; ma c'era anche a 'ntinna a mari.
Si passeggiava sino a tardi ascoltando il concerto della banda musicale diretta dal maestro Carotenuto e con i viali illuminati da una miriade di luci. I tavoli del chiosco di Tricomi erano stracolmi; era li infatti che, deliziati dalla frescura degli alti zampilli della vicina fontana, si poteva gustare uno dei migliori gelati della città.
La seconda sera poi si restava ben oltre la mezzanotte per assistere allo spettacolo dei fuochi d'artificio. Le bancarelle, che tanti chiamavano “logge” l'indomani, di buon mattino, si trasferivano a Termini alta sistemandosi nei pressi di Piazza Vittorio Emanuele III° oggi Piazza Duomo, e fin quasi al Belvedere.
Anche in questo caso la festa era annunziata dall'alborata e dalla banda musicale che faceva il giro di tutta la città alta giungendo fino a S. Antonio; mentre il festoso suono delle campane chiamava i fedeli alle celebrazioni religiose. Così come per le corse delle barche alla marina, qui c'era invece grande animazione per assistere “a cursa di giannetti” che percorrendo la ex via Badia, oggi Garibaldi, giungevano fin quasi o chianu a Matrici.
Faceva parte del programma ed era pure molto seguita “a cursa di cammareri”. Era una gara ad eliminazione diretta dove tanti camerieri che svolgevano la loro attività nei bar della città, vestiti in abito da lavoro si sfidavano percorrendo di corsa circa 100 metri e portando in mano un vassoio con una bibita ed un bicchiere....era uno spettacolo!
Dal pomeriggio poi, i marciapiedi davanti alla Società Operaia Paolo Balsamo da un lato, e del Circolo Margherita dall'altro, venivano occupati dalle tante sedie dei soci, che con l'abito della festa si godevano “u passìu”. Al passaggio della processione tutti si alzavano in piedi e gli uomini togliendosi il cappello chinavano il capo facendosi il segno della croce.
Al rientro dell'urna, nella piazza illuminata a giorno, le campane suonavano a distesa; si sparava “a maschiata” che accompagnava l'ingresso in chiesa della reliquia e dopo la benedizione iniziava anche qui il concerto della banda musicale.
I bambini si godevano l'ultimo assaggio di zucchero filato o di “gelatu di campagna”; e poi tutti con il naso all'insù per ammirare i fuochi d'artificio al Belvedere che concludevano la festa, e la cui consuetudine è già documentata sin dai primi anni dell'ottocento. Era questo u fistinu in onore del Beato Agostino Novello a Termini; e se pur tra alti e bassi, durò così fino al 1977, quando giunto in città l'intero corpo del beato, si pensò di spostarne la festa al 19 maggio. E fu così che finì la festa...anzi il festino!