Logo
.
...Data giovedì 19 settembre 2024
...Visite ad oggi 966063  Visitatori
Logo
 

Ambito di Ricerca:Aspetti religiosi
   
IL VANGELO DELLA DOMENICA, 02/04
a cura di don G. Silvestri
 

 

immagine allegata 

 

IL VANGELO DELLA DOMENICA – 2 APRILE
 
 DOM. DELLE PALME, MATTEO 21,1-11
 
 

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un'asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un'asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere.

 

La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea».

 

                           ------------------------------------- 

 

 

immagine allegata Questa pagina del Vangelo si riferisce all’ingresso di Gesù a Gerusalemme e viene annunciato prima dell’inizio della processione d’ingresso. Proclamato nella fede, porta i credenti ad acclamare a Cristo Salvatore del mondo, a invocarne la sua regalità, il suo regno di pace, di giustizia, di amore. 

 

Non si può dimenticare tuttavia che quell’ingresso di 2000 anni fa avvenne con sentimenti e atteggiamenti alquanto diversi da quelli nostri di oggi. Pur acclamato da una folla festante per Gesù quel giorno fu l’epilogo finale della sua missione: l’approssimarsi l’ora della sua gloria, quella della croce.

 

Fu perciò un ingresso festoso ma nello stesso tempo drammatico, ambiguo, fosco. Per le autorità religiose che si sentivano minacciate da Gesù, infatti, la misura era già colma. Non aspettavano altro, a Gerusalemme, che l’occasione per catturarlo e condannarlo. Già nella stessa festosa accoglienza della folla, c’erano i segni premonitori della fine ingloriosa del Signore.

 

La folla infatti lo accolse festosamente agitando rami di alberi e stendendo i propri mantelli sulla strada. Davanti a Lui e dietro, tutti gridavano giulivi : «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». 

     

Acclamazione bella ma equivoca. È noto a tutti, infatti, che gli ebrei aspettavano un Messia liberatore, un messia politico, un degno discendente del grande re David, un Messia potente e vittorioso contro i nemici. Speravano tutti in un Messia che si ribellasse ai romani e li vendicasse delle ingiustizie e dei torti subiti; un messia potente, guerriero, rivoluzionario. Perciò gli stessi discepoli stesero i mantelli sull’asina che Gesù avrebbe cavalcato e le folle i loro mantelli sulla strada dove sarebbe passato il Signore: segno evidente della loro sottomissione a un sovrano del mondo e di un certo fideismo cieco in un capopopolo che avrebbe finalmente risposto alle loro attese rivoluzionarie. 

 

Sarà un tragico fraintendimento, un’illusione di qualche ora o di qualche giorno. L’ingresso di Gesù sarà, si, rivoluzionario, ma con un significato del tutto opposto a quello delle folle. Gesù infatti non sarà un Messia vincitore e trionfatore dei nemici romani, ma un Messia umile che si caricherà dei peccati degli uomini; sarà il servo di Yahwè, che patirà sofferenza e umiliazione; come agnello mansueto Egli sarà condotto al macello. 

 

La delusione della folla, da lì a qualche giorno, sarà perciò immediata, fatale. L’evangelista l’annota drammaticamente: “Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?»”. Le autorità religiose si allarmano. Temono che l’arrivo di Gesù possa scatenare una rivolta contro Roma, con le inevitabili conseguenze. Temono soprattutto che Gesù possa definitivamente screditare il loro potere religioso dinanzi alle folle. Il loro animo è in sospeso. Passano ai fatti. Studiano cinicamente le strategie per poterlo arrestarlo e processare.

 

Ne controllano le mosse, i gesti, le parole. In complicità col potere politico locale e romano, avanzano pretesti e scuse per giustificare finalmente la loro vendetta contro Gesù; faranno di Lui il capro espiatorio delle loro paure, dei loro timori di essere scalzati dal potere. Nel giro di qualche giorno membri del sinedrio, anziani, scribi, farisei, dottori della legge, avranno modo di rivoltare contro Gesù quelle stesse folle che lo avevano osannato nel suo ingresso.

 

Corromperanno anche uno dei dodici discepoli, Giuda Iscariota, che lo consegnerà loro per trenta denari. Sarà un processo farsa. Non faticheranno molto a portare il Signore davanti alle folle inferocite e deluse. Davanti ad esse Pilato né farà mostra ignominiosa: un Messia indifeso, debole, inerme, ridotto a un brandello di carne sanguinante, flagellato e massacrato di botte, distrutto dallo scherno, dagli insulti e dal disprezzo di tutti. La folla gli preferirà Barabba, l’assassino.

 

Grideranno forsennatamente: crocifiggilo, crocifiggilo. Lo caricheranno di una pesante croce, lo finiranno al calvario, dileggiato, ferito e dissanguato a morte, appeso a un ignominioso palo.

 

Oggi, i credenti, in Lui appeso ad un legno, riconoscono il Figlio di Dio, il vero messia. Un messia sconfitto e umiliato dinanzi ai potenti ma vincitore della morte e del peccato, un messia debole e fragile, ma glorioso. Un messia mansueto che non s’impone con la forza e con la violenza. Vero Messia, inviato dal Padre, umile e mansueto, egli si farà strada nel cuore con la luce della verità, non promettendo potere e ricchezza al popolo ma portando pace e salvezza ai poveri e agli umili. Nel suo volto vediamo il volto misericordioso di un Dio ‘diverso’, ancora ignoto ai più.

 

Oggi dovremmo scrivere tutti una pagina di verità. Non dovremmo tirarci fuori dalla vicenda di 2000 anni fa. È vero. Noi non c’eravamo. Eppure eravamo tutti presenti in quella folla. La prova provata che c’eravamo è il nostro presente. Non ci è estraneo nessuno dei motivi che hanno portato alla condanna infame di Cristo. Siamo tutti assassini.

 

Non è retorica. Non è masochismo. Infatti, la violenza nel mondo non è scomparsa e noi non ne siamo estranei. Non sono sparite prepotenza e astuzia del potere. Trionfano dappertutto individualismo ed egoismo. Crescono come inestirpabile gramigna ingiustizia, corruzione, malvagità, sopraffazione, come prima peggio di prima.

 

Siamo tutti abbarbicati al possesso, all’avere, all’ingordigia da cui vengono poi litigi, odi, conflitti, guerre, ostilità, distruzione e morte. Cristo è ancora crocifisso, notte e giorno, in ogni luogo e spazio, e la verità è crocifissa con lui, nelle televisioni, nei giornali, nei social, nelle chiese, nelle strade. Siamo ancora tutti piantati lì, in quella folla inferocita, a gridare: crocifiggilo, crocifiggilo. 

 

Cristo è, si, risorto! Oggi, chi ha vera fede, lo acclama Messia Salvatore del mondo. Ma nella moltitudine di vittime e di innocenti calpestati e crocifissi oggi, Egli è ancora lì, appeso all’albero, al suo patibolo glorioso, a invocare il perdono del Padre per la nostra umanità, incorreggibile, testarda, pertinace nel male. Nessuna vendetta divina. Lui ha già scandalosamente perdonato. Qualcuno se ne accorgerà?

 
 
 
 
     
Edizione RodAlia - 01/04/2023
pubblicazione consultata 150 volte
totale di pagine consultate 896758
Copyright 2008- Ideazione e Coordinamento di Romualdo Guccione - Realizzazione tecnica del sito di Enzo Callari -