Logo
.
...Data venerdì 20 settembre 2024
...Visite ad oggi 966086  Visitatori
Logo
 

Ambito di Ricerca:Aspetti religiosi
   
IL VANGELO DELLA DOMENICA 30/07
a cura di Don G.Silvestri
 

 

immagine allegata

  

 

VANGELO DELLA DOMENICA – 30 LUGLIO


DOMENICA XVII - PER ANNUM  A - MATTEO 13,44-52

 

 

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».


------------------



immagine allegata

Il vangelo ci presenta ancora tre parabole sul regno dei cieli; parabole importanti sia per coloro che accolgono il dono della vita nuova in Cristo, che per quelli che sono in cammino o alla ricerca di esso. Il regno dei cieli indica l’accoglienza della paternità di Dio in questa terra e il cambiamento radicale delle condizioni di vita dei redenti, non più schiavi ma figli, e fratelli in Cristo. Le parabole di oggi esprimono, come meglio non si può, l’indicibile bellezza e il guadagno assoluto che fanno coloro che nella loro vita accolgono il dono della paternità regale di Dio. ‘Venga il tuo regno’ preghiamo nel Padre nostro, ad indicare la sublimità di questo Regno, che viene se noi siamo pronti a riceverlo e se sappiamo prontamente apprezzarlo.

 

 

La prima parabola ci parla del regno di Dio come di un tesoro nascosto in un campo, che solo casualmente scopriamo per essere passati di lì. È un tesoro che si scopre senza averlo neppure cercato. Tuttavia, una volta trovatolo, fa esplodere di gioia chi lo trova e gli cambia radicalmente la vita. Così, non ci pensa due volte, non ci dorme su per la gioia, lo nasconde, vende tutto quello che ha e compra subito quel campo. Come non ricordarsi, a proposito di questa parabola, dell’a altra parola del Signore: “che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua vita?” Il regno di Dio è infatti la vita; è il tesoro che vale più del mondo intero e di quanto si possiede, perché vale la vita intera.

 

 

La seconda parabola è analoga alla prima, ma con un elemento nuovo. Infatti il regno di Dio non è un tesoro trovato per caso, ma un tesoro cercato, voluto con passione e con fatica. Come un mercante che va in cerca di perle preziose. E quando gli riesce finalmente di trovarne una, di rara bellezza, anche lui, non ci pensa su due volte, non esita un istante, vende tutte le perle che possiede per comprare quell’unica perla che lo ricompenserà di tutta la sua fatica. Qui, perciò, il regno di Dio è cercato; ed esso va incontro a chi a chi lo cerca e gli va incontro con passione. Esso risponde a chi ne sente fortemente l’esigenza, a chi cerca la verità e la vita vera, la bellezza e la bontà, la misericordia e la clemenza del Dio vero; un regno inconfondibile con ogni altra vana regalità umana e storica: è la bellezza unica della regalità del Padre che ci ha donato il suo Figlio Gesù, fatto uomo come noi, tenera carezza alla nostra terra, perla unica e perfetta della nostra carne, irrevocabilmente unito alla nostra storia e al nostro futuro umano. È Lui la perla imperdibile per ogni uomo cercatore di perle preziose, per ogni cercatore di verità, di bellezza e di vita

 

 

La terza parabola, alquanto diversa, paragona il regno dei cieli a una rete gettata nel mare, che raccoglierà pesci buoni e pesci non buoni. Quest’ultimi saranno scartati e gettati in mare. Questa la sorte di coloro che sciupano la loro vita, che mettono il cuore in falsi tesori, che non sanno discernere ciò che è vero da ciò che è futile; la sorte di coloro che non sanno distinguere il cibo che nutre per la vita eterna dal cibo che non nutre affatto. Con linguaggio apocalittico, che si rifà al profeta Daniele - fine dei tempi, giudizio, angeli, fornace ardente, pianto e stridore di denti - è rappresentata la fine dei saggi e quella degli adoratori di falsi idoli: ideologie, potere, successo, gloria, ricchezze, beni. Al compimento della storia, non sarà certamente Dio a condannare, perché è l’uomo stesso a preparare e a decidere del proprio futuro. Pesci marci sono coloro che seminano zizzania, i figli del maligno, quelli che producono violenza e morte in se e negli altri, che amano il potere e la gloria piuttosto che l’umanità, quelli che sono accecati da falsi tesori e vane illusioni.

 

 

L’immagine metaforica che Gesù, a conclusione, offre ai suoi discepoli stupiti, è illuminante. “Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. La parola di Dio è uno scrigno prezioso da cui attingere con saggezza cose nuove e cose antiche. Uno scrigno che richiede intelligenza e discernimento continuo. L’immagine è metafora del credente attento a valutare ogni cosa, che sa guardarsi dalle illusioni e dagli inganni, che sa valutare il vero tesoro e i falsi tesori, la perla unica e le perle di minore valore, che sa valutare il buono e il marcio del mondo, ciò che contiene vita e ciò che contiene morte.

 

 

L’invito perciò è alla saggezza, al discernimento continuo, all’attenzione vigile dei valori del regno di Dio. Il Regno dei cieli esige un discernimento attivo e consapevole, spinge a cercare instancabilmente il tesoro più grande, a coglierne l’occasione quand’esso si avvicina, a viverne la gioia incontenibile dopo averlo trovato, disposti a vendere tutto pur di entrarne in possesso, guardando unicamente al guadagno assoluto per la propria vita.

 

 

Parabola docet! Forse è il caso di chiederci oggi delle occasioni mancate della nostra vita, delle scelte sbagliate, degli abbagli e delle sviste personali di cui siamo rimasti vittime. E anche la comunità cristiana dovrà oggi umilmente pensare alle occasioni perdute, al mancato discernimento, ai suoi errori pastorali, al suo zelo improvvido e vano, ai suoi frutti marci, alle energie sprecate per tesori falsi, per traguardi improduttivi, per scelte miopi e mondane, per obiettivi lontani e alieni dal regno di Dio. Quanta mancata gioia e quanti inutili illusioni e quanta insipienza. Non sarà l’ora di aprire gli occhi sul vero tesoro e sulla vera perla preziosa?

 

 

 
     
Edizione RodAlia - 29/07/2023
pubblicazione consultata 114 volte
totale di pagine consultate 896776
Copyright 2008- Ideazione e Coordinamento di Romualdo Guccione - Realizzazione tecnica del sito di Enzo Callari -