Ambito di Ricerca:Le festività e le manifestazioni civili
L'anima alpina dei Bassanesi
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ALPINI: CHI SIAMO E PERCHE'
Definire il sostantivo "alpino" nella sua completezza è tutt'altro che semplice.
Requisito essenziale è l'aver prestato il servizio militare in un corpo più unico che raro. Ma non basta. Non serve unicamente un cappello e una penna. Ci accomunano valori semplici, ma fondamentali: l'amicizia, la generosità, il coraggio, il sacrificio e la caparbietà.
Per molti, "alpino" è sinonimo di allegria, spensieratezza, canti e vino. Certamente non neghiamo che non facciano parte del nostro DNA, ma bisogna tener presente che questa è solo la parte visibile
dell'associazione: la punta dell'iceberg.
Nell'ombra, lavoriamo ovunque vi siano difficoltà da superare. Sotto al cappello operano professionisti di ogni genere e di ogni età. Sosteniamo enti che si battono nel sociale, collaboriamo con le amministrazioni comunali e proponiamo iniziative che spaziano dalla solidarietà alla cultura.
Ovunque colpisca una calamità, noi gridiamo "presenti!": dalle emergenze nazionali a quelle internazionali. I nostri ospedali da campo non si fermano mai e la nostra protezione civile non conosce soste. A Beslan, nel sud-est asiatico, in Pakistan e ovunque ci sarà bisogno noi ci saremo,
lasciando sempre un seme prezioso per il ripristino ed il miglioramento della vita.
Basta ricordare gli oltre dodici milioni di euro raccolti l'anno scorso e devoluti in opere di beneficenza , o le migliaia di ore di lavoro donate al prossimo.
Per noi non esiste colore, etnia o religione.
Dove vi è un cuore che batte, c'è un alpino che veglia.
Il nostro cappello è la nostra bandiera.
Il nostro cappello è il nostro orgoglio.
Il nostro cappello è la nostra tradizione.
Il nostro cappello è il nostro impegno.
Il nostro cappello è il nostro passato.
Il nostro cappello è il nostro futuro.
PERCHE'
Le motivazioni che giustificano l'esistenza della nostra associazione sono molteplici.
La storia ci insegna che i tempi cambiano rapidamente.
Sicuramente, all'atto di fondazione, il 1919, essendo un'associazione d'armi, lo scopo era unicamente il mantenimento delle tradizioni ed il tramandamento dei ricordi e delle esperienze belliche, un monito per le generazioni future.
Con il passare del tempo, le esigenze sono mutate e sono accresciute. Ora come ora, il nostro obiettivo primario ha sede nel campo del sociale.
Il nostro compito consiste nel trarre insegnamento dall'eredità lasciataci dai nostri "veci" per aiutare tutti i "bocia" che hanno bisogno, sfogare le nostre forze ed energie per migliorare il prossimo, in modo tale da essere anche noi dei combattenti, armati unicamente di solidarietà.
I nostri "veci" hanno combattuto per la libertà, i nostri alpini in armi continuano a lottare per essa… noi dobbiamo mantenerla e migliorarla.
Perché esistiamo? Perché ce n'è bisogno.
Tratto dal sito degli Alpini di Riva Ligure
TRE GIORNI DI FESTA PER TORNARE ALPINO
Sono proprio nel punto centrale del Ponte: tutti alpini che quasi si commuovono ad ascoltare il coro di Monte Orsaro che canta "Monte Canino". È una di quelle canzoni che chi ha indossato il cappello grigioverde di certo non si dimentica. Così, a seguire le direttive del maestro del coro si uniscono tutti i passanti. E il Ponte vecchio, intanto, accoglie le centinaia di migliaia di alpini arrivati a Bassano per l'81ª Adunata nazionale.
Per oltrepassarlo ci si impiega quasi mezz'ora. La gente è tantissima e fino a domani l'accesso sull'attraversamento progettato da Andrea Palladio sarà a senso unico per preservare l'opera. A far da guardia ai due punti d'accesso ci sono i volontari della Protezione Civile e alcune vigilesse che vengono corteggiate, abbracciate e baciate da giovani e meno giovani. Qualcuno si spinge fino a chiedere il numero di telefono, "ma siamo in servizio", rispondono loro. L'assedio al Ponte è cominciato già giovedì sera quando tra le colonne di legno si sono riabbracciati i vecchi amici commilitoni e quelli conosciuti nelle adunate passate.
"Veniamo ogni anno per questo - dice Flavio, stavolta di casa a Bassano, visto che è trevigiano - per rivedere le Penne Nere amiche, per poter cantare ancora assieme". C'è chi grida di tanto in tanto un "viva gli alpini", al quale segue di prassi un brindisi e un applauso. Le mamme
bassanesi insegnano ai figli "Sul Ponte di Bassano noi ci daremo la mano". Una volta riusciti ad uscire dal Ponte si deve obbligatoriamente passare per il nuovo attraversamento, la nuova passerella creata appositamente per l'evento.
E da qui si vede il Vecchio e tutti quelli che ci stanno camminando sopra. "El par che 'el caschi…", osserva Beppe, che poi riprende la chitarra per cantare "bella ragazzina aspetta l'alpino".
E sulla spiaggetta che lambisce il Brenta hanno trovato "casa" gli alpini del gruppo di Luserna: due igloo posizionati sulla sabbia con vista su tutta Bassano. "Che fortunati", sussurra Gianni che ha trovato posto, invece, nell'attendamento principale a Romano d'Ezzelino e per arrivare in centro deve prendere il bus navetta. Ma la notte è lunga e quasi nessuno pensa a riposare. Si ripassano canzoni e ci si ferma nella "farmacia dell'alpino". È il banchetto giù dal nuovo ponte che spilla vino rosso da due damigiane ed è sempre affollato.
Lentamente il fiume di Penne Nere rientra verso il centro di Bassano dove sono appena arrivati i due muli dell'esercito. Fargo e Fonso assieme ad Antonio Dall'Anese, il proprietario, sono reduci da tre giorni di "marcia" da Crocetta del Montello. La folla si accalca sui banchetti dei gadget, che vanno dalla divisa completa dell'alpino alle magliette con le scritte goliardiche. Ormai si sfiorano le centomila presenze e in centro non si vedono tanti accampamenti, sono quasi tutti ai bordi della città.
L'Adunata è cominciata. Il via l'ha dato la cerimonia al Sacrario del Grappa, il primo momento ufficiale e forse quello più commovente, assieme alla sfilata di domenica, se non altro perché la Cima Grappa, con l'Ortigara,l'Adamello, il Pasubio e il Carso segna il percorso del calvario degli alpini e della storia dell'unità dell'Italia.
La "strisciata" tricolore ha riempito i cuori dei presenti, tra i cinque e i sei mila, con una buona presenza di ciclisti. C'è chi per venire a Bassano ha camminato due giorni. 65 chilometri e una notte di sosta in un centro parrocchiale per nove alpini del gruppo di Battaglia Terme. Ma "è giusto esserci", ripetono in tanti. Tutt'intorno alla festa e ai racconti delle varie sezioni d'Italia e dell'estero, c'è il cordone delle forze dell'Ordine, presenze che sembrano quasi invisibili.
Meno di venti interventi in giornata, di cui due soli alpini, per malori dovuti al caldo o all'eccesso d'alcol, fanno sapere dall'ospedale dove è insediato il centro operativo misto. Insomma, non si pensa che alla festa. "L'ho detto a mia moglie - commenta Carlo da Torino - lasciami almeno questi tre giorni all'anno per liberare la mente e tornare alpino".
Articolo tratto dal periodico dell'ANA "L'Alpino", numero di maggio 2008
QUEL CHE RESTA DEL GIORNO... PRIMA
Il risveglio di Bassano il 12 maggio 2008, dopo l'adunata. È uno splendido lunedì di sole, con l'aria fresca della Valsugana. Arrivo nelle centralissime piazze Libertà e Garibaldi, pulite e linde come sempre.
I caffè hanno aperto da un'ora, anche Sonia Brauss, la giornalaia dell'edicola accanto alla medievale chiesa di San Francesco, ha tirato su la serranda del suo esercizio "Che spettacolo - dice - chi può dire che qui ieri c'erano 400 mila persone? Sono passati mezz'ora fa degli alpini rimasti.
Hanno fatto i complimenti a me!". Da vicolo Da Ponte arrivano due penne nere, Davide e Giancarlo. "Siamo del gruppo Lu di Monferrato, Alessandria, - dicono - siamo rimasti per gustarci la città. Pensavamo Bassano più
piccolina ed invece ci siamo stati tutti. Ci sono tanti posti di ritrovo, tante piazzette. Anche attorno ci sono tante zone verdi". Arriva anche un altro alpino, un baffuto trentino, Mauro Fontana di Lona Laser.
"L'è stupenda questa cittadina. Vado via domani sera. Me la godo". Le piazze restano ancora un po' deserte. Dalla giornalaia arriva Adelino Menichetti, di Nocera Umbra. Vede il cronista e si avvicina: "Mio papà era un Cavaliere di Vittorio Veneto, Medaglia d'Oro. Non volevo mancare a questa adunata. Ma questa mattina Bassano è ancora più bella. Voi veneti siete davvero bravi, avete una forza, un coraggio, una voglia di fare". Passeggiando, sotto il primo sole, mi avvio verso il Ponte vecchio. Ecco Lorenzo Parolin, un giovane animatore culturale della città.
"Che senso di appartenenza gli alpini - commenta - e poi si sono inseriti con delicatezza nella nostra Bassano. Qui in questi giorni pur in presenza di mezzo milione di persone, si è continuato a vivere". In piazzetta Montevecchio si affaccia il Sagittario, elegante negozio di articoli da regalo.
"È una meraviglia, oggi è tutto a posto - commenta il titolare Massimo Castaldi - sono venuto da viale Venezia, dove ieri hanno sfilato gli alpini.
Non c'era più nessuna transenna. È straordinario. E qui in piazza avevamo il megaschermo". Sul lato opposto della piazzetta Messer Abellah, titolare del Pick Bar sta sistemando le sedie esterne. "In 20 anni che faccio questo lavoro mai visto niente di simile - commenta - ho lavorato venti ore al giorno per tre giorni, e questa mattina alle sette ero qui. Abbiamo ripreso a vivere come prima. Una cosa straordinaria".
Passano tre alpini di San Damiano Macra (Cuneo), Franco De Michelis, Erio Acciardi e Diego Nessi, capogruppo. "Complimentiti per l'ordine, i parcheggi, le forze di sicurezza, e poi quanta gente dietro le transenne", commentano.
Sui vicoli che scendono verso il Ponte vecchio si affacciano tanti negozietti.
"Questa mattina sono arrivato e qui attorno era tutto pulitissimo - dichiara Fausto Bindella - titolare della Bottega del Porcino - comunque sento un po' di nostalgia per queste tre giornate. È passato prima l'assessore, e gli ho detto: "Perché non la facciamo anche l'anno prossimo?".
Guardi la città, è partita subito questa mattina. Questo dice della forza dell'organizzazione".
Si arriva finalmente al Ponte. Alcuni alpini escono con delle "Nardini" come regalo. Qualcuno ha già iniziato a bere l'aperitivo. Il ponte è davvero bello questa mattina con l'aria fresca, le bandiere tricolori che sventolano.
Ecco una penna nera con baffi umbertini, non più giovane: "Sono di Vicenza, mi chiamo Gino e basta, - taglia corto - ho fatto ben 47 adunate, ci sono venuto anche nel 1948, quando il ponte era ancora distrutto.
Me lo ricordo. Guardi ora come è bello questo ponte, l'è bello come il sole! Merito anche del nostro Palladio". In questo momento attraversa il ponte un giovanottone aitante, con passo spedito. Lo riconosco. È Alessandro Campagnolo, il "mitico" commissario capo della Polizia bassanese. Mi riconosce, vuole evitare commenti. Poi però si ferma. "Ho
lavorato interrottamente prima per 18 ore, poi per 16. Ma sono bassanese. E noi bassanesi siamo fatti così. Come si poteva far fare brutta figura alla nostra Bassano?".
Articolo diSILVANO BORDIGNON,tratto dal periodico "L'Alpino", numero di giugno 2008