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Ambito di Ricerca:Le festività e le tradizioni religiose
   
Processioni a Lercara_Il SS. Crocifisso
 
immagine allegata
Il Cristo crocifisso di Lercara

(foto di Gianfranco Geraci, tratta da www.isolainfesta.it)

per vedere altre foto della processione, clicca QUI



IL SS. CROCIFISSO



Da sempre i Lercaresi venerano il SS. Crocifisso.
La festa viene celebrata nei giorni 18 e 19 settembre con manifestazioni culturali ed artistiche, con il mercato di generi vari e la fiera del bestiame, e nella serata del 19 con una solenne processione.

Sono presenti gli abitanti di Lercara e i lercaresi venuti di proposito per fare "lu viaggiu a lu Santissimu Crucifissu", a piedi nudi e con un cero in mano.

La processione si snoda molto lentamente dovendo sostare per raccogliere le numerosissime offerte. I partecipanti, in raccoglimento, formano una lunghissima doppia fila in fondo alla quale il miracoloso Crocifisso è seguito da un'immensa folla; tutti, uno dietro l'altro, con lo sguardo rivolto al Cristo, trascinando le proprie pene e le proprie sofferenze.
Si avverte la presenza anche degli emigranti, in quella sera dall'aria frizzante, con il prensiero e con il cuore, e, certamente, ciascuno di loro, sperduto in ogni angolo del pianeta, chiudendo gli occhi rivede "la strada di lu Signuri" e risente il dolce tintinnìo dei campanelli pendenti dai bracci della Croce quando la "vara", al grido di "Viva lu Santissimu Crucifissu", si alza maestosa.

In quel momento, con un nodo di pianto alla gola, sogna, spera, prega di ritornare definitivamente al paese, e, intanto, sente pronunciare il suo nome per avere inviato l'offerta.

È molto profonda l'adorazione per il SS. Crocifisso, ritenuto miracoloso e di cui si riferiscono eventi straordinari per i quali in tutti i tempi ha ricevuto degli ex-voto; non solo, ma sino alla fine della seconda guerra mondiale, si soleva stendere sul corpo del malato o dell'agonizzante la fascia bianca che ne cinge i fianchi.

Sulla sua provenienza, si tramanda un episodio di cui ho trovato riscontro nel vicino comune di Castronovo di Sicilia, secondo il quale, agli inizi del 1700, un benestante del paese decise di acquistare una statua del Cristo da fissare ad una croce, appositamente preparata, per esporlo in una cappella che aveva fatto erigere su terreno di sua proprietà.
A tale scopo, inviò a Palermo delle persone di fiducia per prelevare la statua, le quali, al ritorno, seguirono con le cavalcature la trazzera regia che da Palermo conduce ad Agrigento e attraversa Lercara. Transitate per il paese e imboccata l'attuale via Fontanella, sostarono alle porte dell'abitato per ripararsi dalla insistente pioggia settembrina, e trovarono rifugio sotto una "pinnata" (tettoia).

Quando terminò di piovere, i portatori decisero di riprendere il cammino, ma non riuscirono a sollevare la statua sulle spalle, divenuta improvvisamente pesante. Visto il momentaneo smarrimento, i lercaresi presenti, esultando dissero: "Questo è segno che Cristo non vuole venire con voi e che vuole rimanere a Lercara".
I Castronovesi, sgomenti, si scostarono dal simulacro, i lercaresi, timidamente, provarono a prenderlo e lo alzarono con facilità; i primi manifestarono un gesto di reazione, i secondi, sotto il loro sguardo stupefatto e ripetendo: "Cristo vuole rimanere qua -, portarono la statua nella vicina chiesa delle Anime Sante del Purgatorio.

Da altra fonte verbale si apprende che i castronovesi si erano fermati per riposare e rifocillarsi. Quando decisero di mettersi in cammino, sopraggiunse un violento temporale ed accettando l'invito dei lercaresi, si ripararono nella predetta chiesa.
Cessata la pioggia, i viaggiatori si apprestarono a riprendere la marcia, ma gli ospitanti, impossessandosi del Cristo, dissero "ormai è qui, e qui resta". Ne segì un diverbio in cui questi ultimi ebbero il sopravvento e riuscirono a cacciare i castronovesi fuori dalla chiesa.
Ritengo che il "racconto" sia veritiero, poiché tuttora, gli abitanti del vicino paese accusano i lercaresi di essere "arrobba Cristu", (ladri di Cristo), i quali, a loro volta, dicono dei castronovesi di essere "ardi Cruci", (arditori di Croce).
Quest'ultima attribuzione trova riscontro nel fatto che il benestante, saputo che gli era stato sottrato il Simulacro, indignato per quanto accaduto, bruciò la Croce, dicendo: "Vi siete presi il Cristo, ma non avrete la Croce".



per gentile concessione,

immagine allegata

dal libro di

Nicolò Sangiorgio

Lercara: solenne accoglienza del

SS. Crocifisso, a restauro avvenuto.


 
     
Edizione RodAlia - 22/01/2009
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