La locale sezione dei "fasci di combattimento" nacque
nel 1920 (un anno dopo la nascita ufficiale del movimento) ad opera dell'ingegner
Giuseppe Caruso, che ne divenne il segretario (costui era cognato di Alfredo
Cucco allora segretario provinciale). Per alcuni anni gli esponenti del gruppo
che faceva riferimento al non fascista Andrea Finocchiaro Aprile con la loro
azione politica intralciarono e rallentarono la marcia di affermazione del fascismo
a Lercara. Nell'agosto del 1921 fu eletto dal consiglio comunale il primo sindaco
fascista nella persona dell'avvocato Francesco Salerno, che si dimise nel febbraio
del '24 dietro disposizione di partito; a maggio si dimise anche il consiglio.
Questi comportamenti ottennero il loro scopo: il commissariamento da parte del
prefetto per eliminare un'amministrazione non integralmente fascista. Le elezioni
comunali si svolsero poi in tempi propizi nel dicembre del '25: sindaco fu eletto
il fascista Simone Teresi (un medico originario di Alia che diverrà il
primo podestà).
Nel frattempo dopo la visita del capo del governo Benito Mussolini
in Sicilia nel maggio del '24 Lercara fu tra i comuni della provincia di Palermo
uno dei più solleciti ad accogliere l'invito dell'on. Cucco a concedere
al duce del fascismo la cittadinanza onoraria, visita che peraltro un anno prima
- fra i molti enti siciliani - aveva auspicato con un comunicato ufficiale.
Durante questo soggiorno quando Mussolini si era recato in treno
il 7 maggio da Palermo verso i Nebrodi e le Madonie alla partenza, alla stazione,
tra i tanti altri, c'erano stati dei rappresentanti dell'Associazione nazionale
ferrovieri fascisti provenienti da Lercara.
La mattina del giorno precedente nell'atrio dell'Istituto dei
mutilati di san Lorenzo Colli sempre a Palermo aveva rincontrato un Lercarese
là ospitato suo ex compagno al fronte nella Grande guerra: questi, di
nome Falletta, gli si era accostato durante degli applausi di accoglienza e
gli aveva rammentato di essere stati entrambi militanti nell'undicesimo reparto
dei bersaglieri sull'Isonzo.
E nel pomeriggio di quel medesimo giorno fra i presenti alla visita del duce
all'Istituto dell'infanzia abbandonata era stato un altro lercarese, l'avvocato
Gaetano Furitano (1869-1939, figlio di Marcello e fratello di Gioacchino): fu
negli anni '10 - '20 consigliere comunale a Palermo in più mandati ed
assessore (nel 1907-10 anche sindaco di Lercara).
Al di là dell'ordinaria amministrazione diverse furono
le opere del fascismo a Lercara.
Il monumento ai caduti (1922), il cosiddetto "bastione" ed i marciapiedi
di corso Giulio Sartorio furono tra le prime.
Nel 1928 la lapide con inciso il proclama della vittoria del generale
Diaz fu apposta su una parete della sala consiliare di Palazzo Palagonia (sarà
spostata altrove nel 1982).
Il complesso da adibire a macello pubblico fu acquistato dal comune nel 1928
per Lire 28.000.
Nel 1929 il podestà Errante si adoperò perché fosse individuato
un lotto di terra su cui costruire il "Campo sportivo del littorio".
Ne fu trovato disponibile uno sul piano Giglio (quello stesso in cui si trova
lo stadio attualmente) e fu stipulato un contratto di enfiteusi col proprietario:
il comune si impegnava a pagare anticipatamente un canone di Lire 1.800 all'anno
a partire dal 1930 fin quando le sue disponibilità non gli avessero consentito
di acquisirlo liberamente.
La prima villa nell'attuale piazza Umberto I fu quella comparsa
nel 1936-37 (ideata dall'ingegner Martelli, segretario del Partito nazionale
fascista a Lercara); dopo la vittoria nella seconda guerra d'Etiopia (cui parteciparono
alcuni lercaresi) nel gennaio del '37 il podestà Nicolosi volle che questa
piazza con la villa fosse dedicata a memoria di ciò: per cui divenne
Piazza dell'impero (la denominazione di piazza Umberto I prese il posto di quella
di Piazza del duomo, luogo in cui si trovava il busto del "re buono":
la toponomastica ritornerà allo status quo dopo la caduta del fascismo).
Un palco fatto di cemento armato fu impiantato nella seconda metà
degli anni '30 al centro dell'ampio spazio da marciapiede di fronte alla Matrice:
destinato ad ospitare le esecuzioni musicali, venne rimosso alla fine della
seconda guerra mondiale, essendo sindaco Giuseppe Scarlata, con l'uso di esplosivo.
Il suo prospetto era alto un paio di metri, alle spalle aveva una scalinata
a doppia corsia che permetteva di salire e scendere, di sopra c'erano strutture
per innestare delle bandiere.
La costruzione del villaggio per i minatori iniziò negli
anni '40 (fu completato nel 1945).
Attraverso i fondi del legato di Agostino Rotolo in favore dell'erezione di
un ospedale civico - quando la rendita lo avesse consentito - fu aperto un pronto
soccorso.
Si tramanda che alla fine degli anni '30 dei saggi di ricerca svoltisi in contrada
Pettineo avessero rinvenuto la presenza di petrolio e metano.
Riguardo al problema che il quartiere di santa Rosalia ed il cimitero
si trovassero al di fuori della circoscrizione del paese e che questa fosse
di dimensioni ridotte, i podestà avanzarono in due momenti delle richieste
di ampliamento; sottolineando pure che la mancanza di introiti, per il fatto
che Lercaresi lavoratori e possessori di terreni operassero e pagassero le tasse
in altri comuni, impedisse di attuare opere di pubblico bisogno: era pertanto
necessario aggregare queste aree interessate alla circoscrizione lercarese al
fine di rimuovere gli ostacoli allo sviluppo del benessere di Lercara.
Infatti nel 1939, dopo che Mussolini nel suo secondo viaggio in
Sicilia nell'agosto del '37 aveva inaugurato l'acquedotto di Montescuro, la
mancanza di un impianto idrico urbano adeguato (protrattasi a causa della guerra
negli anni successivi: l'Ente acquedotti siciliani nacque nel 1942) non consentì
(sino al '47) un allacciamento alla rete interna della locale cisterna per la
raccolta dell'acqua collegata a questo nuovo invaso. Nel 1937 il podestà
Nicolosi aveva chiesto la concessione alla Cassa depositi e prestiti di due
mutui rispettivamente di Lire 1.050.000 e di Lire 350.000 per la realizzazione di
una nuova rete urbana idrica e fognaria. In quello stesso anno la sistemazione
di un tratto della strada provinciale che allora passava per corso Giulio Sartorio
e via regina Elena comportò il rifacimento del manto stradale e della
fognatura in queste vie.
La prima richiesta di variazione circoscrizionale è del
1928 (podestà Errante) e coglieva la possibilità che nel periodo
marzo '27 / marzo '29 il governo potesse derogare al precedente quadro normativo
per questa materia con un decreto.
La seconda è del 1936 (podestà Nicolosi) e faceva
riferimento ad una legge del '34 che consentiva modifiche territoriali a vantaggio
dei comuni che si trovassero in qualche disagio.
In entrambi i casi il progetto proposto al governo fu lo stesso.
Lercara, la cui superficie si estendeva per 37,27 km quadrati
chiedeva di annettere queste aree da alcuni paesi circostanti:
1) da Castronovo (con un territorio di 199,91 km quadrati): da una parte le contrade
A) Colobria, Riena e san Luca (per 27,75 km quadrati), e dall'altra le contrade B) Mendolazza,
Coste, Fiumetorto (per 12,62 km quadrati);
2) da Prizzi (con un territorio di 95,05 km quadrati) le contrade C) Parricella, Cozzo
Parrini, Germusaria, Acqua di argento (per 7,91 km quadrati);
3) da Vicari (con un territorio di 85,74 km quadrati) le contrade D) Pettineo, Serre,
Gerbina, Trinità, Pergola, Margana, Rocca Rossa, e parte di Manganaro
(per 41,97 km quadrati).
L'accrescimento della circoscrizione sarebbe stato del 242,15 %, equivalente
a 90,25 km quadrati. I comuni espropriati più pesantemente non sarebbero risultati
danneggiati di fronte a proprie esigenze minori: i dati relativi alla popolazione
di questi paesi e alla quantità di spazio per abitante chiariscono ancor
di più la situazione in quell'epoca. Nessuna delle due richieste sortì
alcun effetto.
Il Distretto militare di Palermo a causa del bombardamento della città avvenuto nella seconda guerra mondiale fu dall’aprile 1943 trasferito a Lercara Friddi presso i locali dell’allora Plesso scolastico Umberto I (oggi denominato Sartorio): i lanci di bombe colpirono leggermente pure il paese provocando qualche morto. Dopo lo sbarco in Sicilia degli Alleati giunsero a Lercara di prima mattina il 21 luglio di quell’anno i soldati della settima armata degli Stati Uniti: il convoglio - che da sud si dirigeva verso il capoluogo regionale - era guidato da un mezzo su cui si trovava un militare con un mitra e la bandiera americana. In questo conflitto caddero sul campo sessanta soldati lercaresi. Due furono decorati con medaglia prima che fosse stipulato l’armistizio: Filippo Vicari (1904-1942) con l’argento e Gioacchino Catalano (1915-1945) col bronzo. Un altro giovane originario di Lercara, il partigiano Ermando Decio Maciocio (1923-1944), ucciso in uno scontro con dei soldati italiani della Repubblica sociale, ricevette postuma nel 1950 la medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza. Rimase vittima invece dei partigiani, nel territorio della RSI, il Lercarese Vitale Vella (1925-1944): era entrato nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale prima della caduta del fascismo e poi nella Guardia nazionale repubblicana.