Giulio Sartorio è stato per Lercara Friddi "il sindaco"
per antonomasia. La sua scomparsa, avvenuta a Palermo il 6 febbraio 1921, costituì
un momento di profonda commozione tra i cittadini (era nato nel 1844).
Ad un mese dalla morte gli fu intitolato il principale corso urbano, sin allora
Corso nazionale.
L'altra intenzione di dedicargli un monumento attese un trentennio, quando all'inizio
degli anni '50 l'on. Germanà fece ristrutturare la villa in piazza Umberto
I, dove tra gli altri trovò alloggio un busto bronzeo del Sartorio (opera
di E. Montana del 1952; nel '21 si pensava al marmo).
Avvocato, il biondo Giulio Sartorio, si era laureato presto dopo aver superato
i vent'anni; si sposò poi con la baronessa Maria Sutera, ebbero undici
figli.
Possidente e gestore di alcune miniere locali (la Grande e la Piccola Sartorio
sul Colle Croce), è stato, oltre che assessore comunale, sindaco di Lercara
per quasi un ventennio: dal 1878 al 1901 nove anni in cinque mandati, e dal
1911 al 1920 in due mandati.
La sua azione politica fu foriera di grandi innovazioni per Lercara che ebbe
dal nulla un nuovo impianto idrico e fognario, spazi pubblici pavimentati (tra
cui la piazza Duomo), l'edificio della scuola elementare (Plesso Umberto I,
oggi Sartorio), l'illuminazione pubblica alimentata dall'elettricità
(prodotta dalla cosiddetta "pompa elettrica"), la nuova sede comunale
(palazzo Palagonia).
La prima guerra mondiale - durante la quale era morto al fronte il nipote Attilio
Scarlata (1881-1918), fidanzato di Mabel Rose e delfino di Giulio Sartorio -
impedì l'attuazione di altri progetti.
Nella sua vita - in cui non ebbe un'età sufficiente all'epoca per partecipare
ai principali avvenimenti politici isolani preunitari ed unitari - ricevette
delle onorificenze, fra le quali il titolo di "Grande ufficiale della corona
d'Italia" e di "Cavaliere dei santi Maurizio e Lazzaro".
Ricoprì anche l'incarico di consigliere alla Provincia di Palermo e di
vicedirettore del Consorzio zolfifero siciliano.
Nell'ultima circostanza pubblica in cui si rivolse ai Lercaresi, nelle elezioni
comunali del 1920, prese congedo dal suo impegno politico con queste parole:
"Ormai son vecchio e malato, a voi tutto io diedi, o miei amati concittadini,
ora null'altro posso darvi che il mio bacio, vi bacio e vi stringo tutti sul
mio cuore!".
In articulo mortis il suo ultimo pensiero fu per Lercara dove volle che la sua
salma fosse tumulata e dove si svolsero le esequie.
Il cimitero comunale di Lercara Friddi ospita la comune monumentale sepoltura
gentilizia di Giulio Sartorio e della consorte Maria (1847-1922).