L’attaccamento
affettivo a questo paese suppongo che vada oltre agli attuali 3975
abitanti ivi residenti; esso appartiene anche a centinaia di migliaia
di aliesi e oriundi aliesi sparsi per l’Italia e per il mondo.
Chi da esso è andato via per vivere altrove ha sempre in mente Alia,
ricordandone, con grande benevolenza e nostalgia, le sue diverse
caratteristiche: l’aspetto del territorio (la campagna, le strade, le
case, le chiese..), le attività lavorative, legate sia all’agricoltura
e alla pastorizia che all’artigianato, le tradizioni sociali e
religiose, le fisionomie di parenti, conoscenti o semplicemente di
residenti sconosciuti.
Ci si ricorda perfino degli odori: l’odore del mosto nel periodo della
vendemmia; l’dore della salsa di pomodoro, preparata per essere
conservata per tutto l’anno; l’odore intenso dei fiori e di alcune erbe
spontanee, nel periodo primaverile; l’odore delle stoppie, nella
campagna dove è stato mietuto il grano; e poi tutti gli altri odori
delle specialità gastronomiche, che passando per le vie si potevano e
forse ancora si possono sentire.
Ci si ricorda di come si lavorava, di come ci si vestiva, di come e
cosa si mangiava, di come si passava il tempo libero, di come si
cresceva e si passavano le stagioni della vita. Ci si ricorda dei
diversi ruoli giocati dall’uomo e dalla donna in contesti familiari e
sociali. Viene in mente, così, un profilo di fisicità territoriale e di
vita comunitaria che accompagna vita natural durante soprattutto chi,
per vari motivi, è lontano dal “paesello”.
Non fanno parte di questo vagheggiamento gli aspetti negativi presenti
in ogni località e comunità: pur riaffioranti nella memoria, si cerca
di respingerli in un cantuccio in modo da non rovinare l’idillio.
Di una volta, si ricordano, per esempio, la cattiva manutenzione viaria
dell’ambiente paesano; l’annoso problema delle discariche con i
cosiddetti ”fumazzara” , che inondavano di fumo acre di sterco il
centro abitato; la penuria dell'acqua potabile, razionata a giorni e ad
ore; la suddivisione della popolazione in caste chiuse, rapportate al
censo, che di fatto negavano una equiparazione della dignità personale
tra la popolazione; la malignità, la cattiveria, la prepotenza e
l’invidia di alcuni soggetti nei riguardi del prossimo; le ristrettezze
economiche di alcuni gruppi sociali tali, talvolta, da rasentare la
miseria e da costringere all’espatrio, ecc..
Questo ed altro ancora è ciò che resta fuori, come bruttura, dalla
bellezza del vagheggiamento del proprio paese natìo. Tutti ci
vorrebbero tornare per evocare il fascino del tempo passato, ma pochi
di loro, dopo aver conosciuto ed apprezzato altre località italiane ed
estere, vorrebbero restarci a vivere sia per motivi personali sia per
la particolarità dell'ambiente...
Nel tempo, nell’arco di 50 anni e più, molte cose sono cambiate:
gli Aliesi residenti sono drasticamente diminuiti a causa della forte
emigrazione delle forze lavoro, ma il paese si è rifatto il look con le
loro rimesse, soprattutto: case rimesse a nuovo fuori e dentro (dove
nulla manca in fatto di mobili e di elettrodomestici);
con interventi pubblici, sono state sistemate discretamente le strade,
molte di esse carrozzabili; è sorta qualche associazione sportiva,
funziona una biblioteca comunale, esiste un museo che raccoglie antichi
utensili e attrezzature relativi alle principali attività lavorative di
una volta ( Agricoltura e Artigianato);
esiste una associazione di volontariato per il pronto soccorso
sanitario e la protezione civile; esistono scuole statali fino al grado
superiore; esiste una discreta attività commerciale, come il consumismo
imperante richiede in un contesto di 3795 anime;
esistono attrezzature sportive (piscina, campi da calcio e da tennis);
si è diffusa l’attività informatica nelle sedi istituzionali e tra i
privati. Insomma, passo dopo passo, l’abilità degli Aliesi, come
piccoli imprenditori, e l’impegno delle varie Amministrazioni Comunali,
susseguitesi nel tempo, sono riuscite ad adeguare lo sviluppo di Alia a
quello degli altri paesi siciliani viciniori con l’unica costante
comune di un tirare a campà, che non soddisfa i giovani che vanno a
cercare fortuna lontano.
Agli Aliesi che hanno lasciato il loro paese tanto tempo fa e che non
vi sono ancora ritornati, nel raccontarlo, si può dire che, in veste
nuova, il paese è, grosso modo, sempre quello di prima , si tira avanti
ma senza troppo entusiasmo ad impegnarsi in un cambiamento della realtà
economica e produttiva locale.
Si può dire loro anche che, pur essendo aumentato il grado di
istruzione superiore ed universitario tra i giovani, gli Aliesi hanno
mantenuto nel tempo le caratteristiche di individualismo litigioso,
soprattutto nelle istituzioni pubbliche, dove c’è, da parte di
qualcuno, poca disponibilità all’ascolto, all’umiltà e alla
riconoscenza.
E a proposito di riconoscenza, si può dire loro che un sito web, di
nome It Alia - www. assarca.com, nato ad Alia agli
inizi del secondo millennio con vocazione di volontariato no profit ed
attivo nello svolgimento di un’opera di informazione, volutamente
obiettiva, e di una divulgazione culturale, non sia mai stato tenuto
nella giusta considerazione da chi svolge un’attività
amministrativo-politica a livello locale. E pensare che si tratta di
attività socializzante e di identificazione culturale non di poco conto.
Silenziosamente si rivelano invece riconoscenti tutti gli utenti, ormai
numerosissimi, che si collegano a questo sito sia da Alia che da ogni
parte del mondo per tenere ben saldo quel legame ideale di nostalgico
ricordo e di curiosa attenzione a tutto ciò che succede oggi giorno nel
loro paese.
( Edizione del 2007, a cura di Romualdo Guccione )
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