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Comunità . Località: ALIA (Sicilia)
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MEMORIE ALIESI IN PROSA_3
 
Coi soli occhi


Coi soli occhi

Già, ti prego di tenere presente — non l'avrai a male — che mi chiamo così: "padre Barcellona" e non "Rev.mo Monsignore ". (dal P.S. di una lettera a pag.169 dello "Epistolario"a cura di P. Paolo Iovino).

L'ultima volta che ti vidi avevi gli occhi chiusi, ma stringevi, ancora, il tuo Libro, con tale naturalezza che non sembrava, proprio, che te lo a­vesse accomodato, tra le mani, tene­ramente, un tuo familiare... Dormivi e non avevi più niente da dirmi... Finalmente, per una volta, ti avevo colto immerso nel sonno.

Le volte precedenti, ti avevo visto sempre sveglio, seppur con l'aria di un astronauta, reduce dallo spazio, e riprendevi, con i soli occhi, goliardi­camente complici, discorsi che du­ravano ormai da gran tempo, da quando svolgevi, nei miei confronti, la doppia funzione di padre spiritua­le e di padre, a tutti gli effetti, e nonostante la numerosa figliolanza, mi facevi sentire un pulcino privilegia­to... Senza questa sensazione, come avrei potuto nutrirmi in quel nido d'aquile cefaludense?!

Le altre volte, comunicavi con me, coi soli occhi, sostenuti da sequenze locutorie non ben definite, ma atte a sbrecciare il muro della memoria... Alludevi alla sequela di circostanze estive godute a Santa Lena, o seduti attorno a un odoroso e sostanzioso desco, in un interno rustico, o sotto gli alberi, nelle ore meridiane, a con­sumare vivande e a scambiarci alle­gri, salutari, prosit... .

Tu che, a coronamento dei tuoi studi alla Cattolica, avevi discettato su San Basilio, anzi, avevi dialogato con San Basilio, ci confessavi, nel corso di siffatti, gioiosi, convegni, che proprio a Santa Lena, più che nelle sedi accademiche, avevi avuto modo, eziandio, di approfondire la poesia di Teocrito, per la possibili­tà di sperimentare, colà, le intime correspondences tra il mondo a­greste e bucolico, cantato dal pre­sunto siracusano e quello di cui la campagna santalenese era parte.

"Ti ricordi?"- mi dicevano i tuoi occhi -, quando, nella sagrestia di San Giuseppe, dopo la messa e pri­ma della colazione, mi mettevi sot­to il naso un brano di greco, contro cui avevi battuto il capo? O quan­do mi venivi a trovare, a casa, per il Tedesco, perché tu potessi affrontare, serenamente, l'esigente Marmi, assistito dal tuo padre spi­rituale e, nel contempo, da chi, in quel di Monaco di Baviera, aveva respirato l'aria della terra dove era nato e già cresceva (/che lo raccol­se infante e lo nutriva/) il futuro papa Ratzinger ?...

"Ti ricordi?", mi dicevano i tuoi occhi buoni, la bocca abbozzando sequenze di parole tronche e sinco­pate, ”Per cinquant’anni e più il Cefalino, figlio segreto di Kefaloidion, ha portato acqua al Lavatoio Medievale, e, per altrettanto tempo, ha brontolato il mare, retrostante il Seminario, quando, riuniti in cap­pella, nelle varie ore del giorno, e prima di andare a dormire, cantava­te, in latino, i dolci inni, a Dio e a Maria, e qualche dissonanza, in un accento o in una desinenza, come padre spirituale, perdonavo, ma, co­me latinista, a corollario dei canti, stigmatizzavo.

"Ti ricordi, insomma, di quello che ti ho dato?!...", mi dicevano i tuoi occhi intelligenti. "Ti ho dato un amore, in esclusiva, per quanto condiviso, come padre e madre a numerosa prole, ti ho fatto crescere intellettualmente e spiritual­mente, ho sempre sostenuto la tua fede traballante, ora più che mai con la mia tacita e sofferta performance, e tu hai fede, perché io ho avuto fe­de... Poche volte mi meravigliai di questo mio figlio, e, per un momen­to, l'ho considerato perso: quando, incontrandolo alla Stazione (io ri­tornavo a Cefalù da Alia, lui, ad A­lia, da Palermo), ostentava un libro di uno scrittore anticlericale, troppo becero e prevenuto per vederlo nelle sue mani, o quando, al trattenimento delle nozze di mio figlioccio France­sco, mi chiese quale prevedevo fos­se il mio futuro, ed io, prontamente, -Come Dio vorrà! - gli risposi ... Peraltro, l'ho sempre riconosciuto come amato e atteso figlio, anche quando la malattia metteva a dura prova la mia memoria…”..


Didacus
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pubblicato nel Periodico parrocchiale di Alia "LA VOCE", nr.2/06, pag.3



     
 
Edizione RodAlia - 21/02/2014
 
     
 
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