Lu
senzali
"Aza", una giovane guida turistica egiziana, usava dire che "nessuno ha
inventato niente", a sostegno della tesi secondo cui ciò che oggi è nel
nostro presente ha un antecedente già nel. tempo passato, magari in una
forma un po' più arcaica.
Chiunque può facilmente notare come nei nostri giornali proliferino gli
annunci del tipo "compro-vendo ", gestiti da agenzie che fungono da
mediatori tra due parti: venditori e acquirenti. Ebbene il parente più
prossimo di queste forme di commercio è l'antica figura di "lu senzali".
Il suo ruolo era, appunto, quello di cercare, mediare e concludere
negozi. Per "senzalìa" si intende, infatti, proprio l'opera di trattare
e venire a patti, ma si intende anche la mercede, dovuta a "lu
senzali", che, in genere, consisteva in una piccola percentuale, l'uno
per cento, del prezzo deciso.
C'erano vari tipi di "senzali": alcuni erano specializzati nel
commercio di bestiame ed esercitavano la loro professione soprattutto
durante le "fiere", altri, invece, si occupavano della vendita di case
e terreni.
Come si diventava "senzale"? Semplicemente per doti naturali. Una buona
parlantina era già un buon inizio, se poi si univa ad un carattere "
'ntricanti" allora il gioco era fatto: laurea ad honorem in "sansalìa".
Quando le due parti non volevano giungere ad un accordo, i tempi
potevano dilatarsi all'infinito, ma sembra che, in questi casi, il
rimedio più usato fosse quello di condurre le due parti in un luogo
dove picchiasse il sole in modo che "cu li corna a lu suli la testa ca
ci cucìa" fosse più facile che qualcuno cedesse. Altro mezzo, un po'
più rude, era quello di afferrare l'orecchio del venditore - in genere
il padrone di un animale - e torcerlo fino a che non potesse che
"accuzzari 'n terra la testa" in segno di accettazione.
In genere era chi voleva vendere a rivolgersi "a lu senzali ", ma la
proposta poteva partire anche da un possibile compratore che, magari,
essendosi innamorato di un pezzo di terreno, aveva bisogno di sapere
notizie in merito alla possibilità che fosse venduto.
"Lu senzali", allora, se l'acquirente era "un buon partito", sarebbe
andato dal padrone del terreno e " 'mbriacànnulu di paroli" lo avrebbe
convinto a vendere; il tutto in nome di un buon affare..
Tra i "senzali" più ricercati del paese di Alia, non si può non
ricordare "lu zi Jachinu Runfola", che fumava il sigaro e usava portare
le giacche sulle spalle senza infilare le maniche - chissà perché! -, e
poi il signor Bonfiglio, "don Piddu 'ntisu u' Larcarisi" e infine il
signor Blanda.
In alcuni paesi "lu senzali" si occupava anche di "cunzari matrimoni ",
ma da qui, da noi, in quei casi, si preferiva delegare alla più
adeguata "ruffianata ".
Laura Seragusa
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pubblicato
nel Periodico parrocchiale di Alia "LA VOCE" nr.1/2000, pag.
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